Il giardino dell’Eden non c’è più

Il giardino dell’Eden non c’è più

Il giardino dell’Eden non c’è più è il tema della nuova edizione di Naturale inclinazione, il ciclo di incontri di fine estate dedicati al pensare e al fare giardino nel mondo contemporaneo, organizzato a settembre (mercoledì 11, venerdì 13, mercoledì 18 e mercoledì 25) a Treviso, negli spazi Bomben, dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e curato da Simonetta Zanon (responsabile progetti paesaggio).

«Il titolo, Il giardino dell’Eden non c’è più», spiega Simonetta Zanon «si rifà all’espressione usata da Sir David Attenborough ricevendo a Davos il 21 gennaio scorso il Premio di Cristallo, prestigioso riconoscimento che viene attribuito agli artisti che si impegnano a migliorare il mondo. Con queste poche parole il leggendario naturalista e divulgatore scientifico ha fissato un’immagine, perfetta e terribile, della fine del lungo periodo di stabilità climatica che ha permesso agli uomini di insediarsi, coltivare e creare civiltà, l’Olocene, e dell’avvento dell’era dell’Antropocene.

Nella condizione attuale, segnata in modo indelebile dall’azione umana, scena di un’accelerazione ambientale che tocchiamo con mano ogni giorno, si è fatta largo, infatti, un’idea che non guarda al giardino come ambito protetto e luogo perfetto di natura addomesticata ma come spazio, metaforico e reale insieme, di coltivazione e cura, di relazioni ecologiche e sociali, di esperienza diretta e interazione con la natura, di benessere e creatività, di attivismo civico e resistenza estetica. I giardini rispecchiano la società che li produce, le sue tensioni e contraddizioni, e in questo momento ci indicano un indirizzo di comportamento verso una prospettiva più autentica sulla natura, oltre il consumo forsennato delle risorse ma anche oltre il mito della natura incontaminata e intoccabile».

Naturale inclinazione propone una riflessione, articolata in quattro appuntamenti, sulle inevitabili implicazioni dell’accelerazione ambientale che stiamo vivendo sul paesaggio e sui progetti di paesaggio, con attenzione particolare all’assunzione di responsabilità cui tutti noi – in quanto cittadini, progettisti, studiosi, amministratori e, soprattutto, politici – siamo chiamati a far fronte.

PROGRAMMA

mercoledì 11 settembre ore 17.30

incontro pubblico

Cambia il clima, cambia il progetto di paesaggio?

L’attuale condizione propone una sfida non solo per le scienze ma anche per le arti, le scienze umane, il modo abituale di vedere le cose e la cultura contemporanea. Gianni Celestini, professore associato in Architettura del paesaggio presso La Sapienza Università di Roma, illustrerà il progetto di paesaggio quale campo di relazione tra l’ecologia e la visione umana per la costituzione di un nuovo rapporto, una nuova fratellanza tra conoscenza artistica e conoscenza scientifica, in uno scenario nel quale nuovi sguardi sul paesaggio stanno accumulando e stratificando concetti estetici in grado di alterare i tradizionali modi di conoscere, di osservare e anche modificare la stessa nozione di luoghi.

Saranno presentate esperienze avanzate, opere e progetti di architettura del paesaggio che affrontano questi temi non limitandosi alla riduzione dei rischi, ma mostrando come cambiamento climatico e rinnovamento urbano siano due temi complementari e integrati e come si possa trasformare il problema delle alluvioni in un’opportunità di rigenerazione degli spazi pubblici per una migliore vita di relazione e qualità urbana.

Introduce Simonetta Zanon, Fondazione Benetton.

venerdì 13 settembre ore 17.30

incontro pubblico

Nell’Antropocene. Etica e politica alla fine di un mondo

«L’umanità sta cambiando il mondo come effetto collaterale non voluto delle sue attività, e tutto questo avrà conseguenze non previste, molte delle quali dannose per gli esseri umani e altre specie: eventi climatici estremi, epidemie più diffuse e veloci, carenza di cibo e acqua e una vasta gamma di ulteriori conseguenze (per esempio instabilità politica e migrazioni di massa). Il pianeta reagisce, l’impatto umano si mescola alle forze della natura e, anzi, libera forze della natura (come il cambiamento del clima) che possono mutare un ambiente prima congeniale alla vita, che garantiva condizioni ospitali per la specie umana. Nell’Antropocene gli esseri umani hanno guadagnato potenza, ma perso controllo». Così scrivono gli autori del volume Nell’Antropocene. Etica e politica alla fine di un mondo (Derive Approdi, Roma 2018) e, nel solco del lavoro di Michael Pollan e Gilles Clément, individuano nell’esperienza dei giardini urbani, intesi come spazi di partecipazione e attivismo, un possibile antidoto al deficit di democrazia che caratterizza la politica dell’Antropocene. Marcello Di Paola, co-autore del volume (con Gianfranco Pellegrino) e docente presso la LUISS-Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli di Roma, ne discuterà con Giuseppe Barbera, professore ordinario di Colture arboree all’Università di Palermo. Introduce Luigi Latini, Università Iuav di Venezia.

mercoledì 18 settembre ore 21

proiezione

Quintet di Robert Altman (USA, 1979, durata 95’)

In un futuro imprecisato il ghiaccio ha invaso il nostro pianeta e i pochi esseri umani sopravvissuti, sterili e privi di qualunque aspettativa, trascorrono il tempo dedicandosi a un gioco misterioso e mortale, il Quintet, che incarna una nuova lotta per la sopravvivenza dove la posta in gioco è la propria salvezza, in attesa comunque della già annunciata estinzione.

La trama rimanda evidentemente a molti film del filone fantascientifico apocalittico, ma Altman si diverte a mescolare le carte evitando accuratamente di rileggere o parodiare il genere per raccontare invece una storia, che di fatto è la vita tout court, con l’inevitabile capolinea.

Film di Altman fra i meno conosciuti, Quintet ha fatto discutere e diviso la critica, ma, grazie all’innato talento del regista e al cast internazionale con interpreti del calibro di Paul Newman e Vittorio Gassman, continua indiscutibilmente a rappresentare una straordinaria allegoria, particolarmente di attualità nel nostro tempo.

La proiezione sarà introdotta e commentata da Livio Meo, giornalista e presidente dell’Associazione Cineforum Labirinto di Treviso.

mercoledì 25 settembre ore 17.30

incontro pubblico

Changes. Progettare per l’adattamento climatico

«Architettura del paesaggio», 38, 2019

L’ultimo numero di «Architettura del paesaggio», la rivista ufficiale dell’AIAPP-Associazione Italiana Architettura del Paesaggio, propone alcuni contributi teorici e una selezione critica di piani, progetti e buone pratiche già in atto per comporre un insieme di riferimenti operativi e tecnici utili per affrontare la questione ambientale più urgente della nostra epoca e per arricchire il tradizionale lessico progettuale del paesaggista.

L’obiettivo è di illustrare come in ogni processo di trasformazione e gestione di luoghi e territori, a tutte le scale e rispetto a ogni possibile categoria di intervento (dal restauro del parco storico al progetto del piccolo giardino, dal piano di paesaggio al programma di miglioramento ambientale, e così via), potrebbero sempre trovare applicazione misure di mitigazione e di adattamento ai processi di cambiamento climatico, se solo si favorisse la diffusione di una cultura del progetto paesaggistico consapevole, basata su principi di uso e gestione eco-responsabile delle risorse.

Ne discuteranno Anna Lambertini, professore associato in Architettura del paesaggio all’Università di Firenze, direttrice della rivista «Architettura del paesaggio»; Luigino Pirola, SAP Studio Architettura Paesaggio Bergamo, presidente di AIAPP; Marco Tamaro, direttore della Fondazione Benetton.

Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero.

Per la partecipazione degli iscritti all’Albo degli Architetti sono previsti crediti formativi.

Auditorium spazi Bomben, Fondazione Benetton Studi Ricerche, via Conarotta 7, Treviso.

Per informazioni: T 0422 5121, www.fbsr.it

Fin dalla sua prima edizione, svolta nel 2011, l’iniziativa Naturale inclinazione si rifà alla figura di Ippolito Pizzetti (1926-2007), maestro indimenticabile e costante punto di riferimento del lavoro della Fondazione, e al suo instancabile impegno nella divulgazione della cultura e dell’arte del fare giardini, atto poetico ricco di significati anche sul piano ecologico, sociale e etico. Il titolo della rassegna rinvia all’eredità culturale del grande paesaggista e inventore di giardini, riprendendo quello della raccolta dei suoi scritti per la rivista «Golem l’Indispensabile» (Gruppo Editoriale Motta 2006, nuova edizione Encyclomedia 2011).