Noema 2012 - Tavola rotonda

Noema 2012 - Tavola rotonda

Sostenibilità ambientale, sociale ed economica: Orientamenti comunitari, politiche regionali, formazione per l'innovazione tecnologica ed il social housing

Il 17 giugno 2012 presso il Palazzo Marchesale di Santeramo in occasione di Noema 2012 si è tenuta la Tavola Rotonda dal titolo: “Sostenibilità ambientale, sociale ed economica, orientamenti comunitari, politiche regionali, formazione per l'innovazione tecnologica ed il social housing”, sono intervenuti tra gli altri il Prof. Ing. Guido Dell’Osso del Politecnico di Bari che ha coordinato i lavori, l’Arch. Vincenzo Eustachio Olivieri Presidente dell’Ordine degli APPC della provincia di Matera, l’Ing. Vincenzo Bacco Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di BAT, il Prof. Ing. Francesco Iannone del Politecnico di Bari e per il Comune di Santeramo i neo assessori Giovanni Luciano Sportelli e Vito Michele Cardascia.

L’incontro ha permesso il confronto fra più figure istituzionali per definire alcuni criteri e segnare una svolta rispetto al modo consueto di agire in edilizia magari con alcune azioni concrete.

L’introduzione del Prof. Dell’Osso ha messo a fuoco alcuni punti imprescindibili:

- innovazione e sostenibilità, sono termini che vengono proposti come segno di novità e che in realtà sono concetti antichi;

- è il momento di dare una svolta con azioni reali da parte delle istituzioni; le istituzioni formative rappresentate dal Politecnico in questi ultimi anni hanno attivato nuovi corsi sulla sostenibilità, molte tesi hanno per argomento la sostenibilità;

- è il momento che anche gli ordini siano operativi, è necessario che tutti interagiscano ed agiscano;

- è necessario coinvolgere le imprese ed ovviamente le istituzioni politiche; la Regione si è mossa in modo deciso rispetto alla sostenibilità, ha legiferato con posizioni di avanguardia ed ha scelto il Protocollo Itaca; non era l’unica scelta possibile e non è importante dire se sia o meno la migliore; è una buona scelta e determina un’azione concreta e di grande portata;

- è necessario fare gruppo ed insieme impegnarci ad ottenere risultati concreti.

Il Politecnico è in campo e presente, vuole fare la sua parte per il territorio, forma gli studenti perché siano operativi sul territorio e continuino a collaborare con il Politecnico.

L’intervento dell’Arch. Olivieri ha confermato che la problematica è contemporanea e che gli ordini si stanno interrogando. E’ necessario riflettere e vedere quali interventi possono migliorare il nostro modo di vivere. La nuova cultura dell’abitare è rivolta a riabitare le città piuttosto che a costruire nuovi quartieri e nuove abitazioni. La città è il luogo fondamentale dell’abitare, il movimento che deve animarci è la ricerca di alternative per il risparmio energetico, la maggior parte della produzione di CO2 è dovuta ai consumi energetici delle abitazioni, pertanto dobbiamo intervenire sul modo di costruire e di abitare, in particolare è necessario:

- che i comuni si dotino di Piani che mettano a disposizione risorse per abitare parti di città inutilizzate,

- riutilizzare il territorio e utilizzare energia secondo criteri che non sono più quelli del consumo,

- definire il perimetro della città in cui intervenire, le questioni energetiche ed il consumo che riguarda la città.

Non è solo il professionista che deve farsi carico di questi problemi, il cliente deve pretendere che la sua casa sia all’avanguardia per quanto riguarda i consumi energetici, la qualità della vita ed il livello di sicurezza.

E’ giusto che sia premiata una casa che è all’avanguardia, sia dal punto di vista urbanistico, ma anche con alcuni benefici economici.

In Francia si stanno riqualificando le periferie, anche grazie ai concorsi, perché in base alla grandezza delle città è necessario avere diversi centri di riferimento, anche per favorire i risparmi energetici dovuti agli spostamenti. Alcuni meccanismi di controllo della crescita, ad esempio il Pil, non guardano alla crescita delle città dal punto di vista sostenibile, sono ancora legati a criteri di consumo, più si consuma più cresce il Pil.

La questione è da affrontare non solo dal punto di vista tecnico, ma anche e forse soprattutto da un punto di vista etico, la progettazione e la costruzione richiedono responsabilità. Gli ordini professionali sono garanti della formazione dei professionisti, è necessaria la specializzazione. E’ necessario che tutti operino affinché le abitazioni siano all’avanguardia, occorre incentivare costruzioni qualificate e certificate, in particolare è necessario chiarire che la crescita non è solo costruire il nuovo, ma anche il riciclo, la riqualificazione ed il restauro sono economia.

L’Arch. Olivieri ha concluso precisando che:

- non si deve guardare solo all’estetica, ma anche alla qualità della vita, la forma e la qualità degli spazi determina la vita delle persone che li abitano,

- dobbiamo rendere vivibili le nostre periferie perché siano abitabili dalle persone, a volte bastano piccole attenzioni a modificare la qualità della vita,

- la buona architettura appartiene a tutti e ci fa vivere meglio.

Il Prof. Dell’Osso ha rilevato il riferimento da parte dell’Arch. Olivieri all’etica, termine da troppi considerato fuori moda; parliamo a bassa voce di etica, perché purtroppo in questi ultimi anni si è dato spazio esclusivamente al mercato e al denaro, il denaro è diventato l‘unica misura della crescita, ma anche l’unico responsabile delle crisi, come dimostrato dalla attuale situazione internazionale. Dobbiamo cambiare prospettiva.

L’intervento dell’Ing. Bacco ha confermato la necessità di promuovere la cultura della sostenibilità in modo operativo. Accanto ad un’avanguardia, che costantemente cerca di andare oltre, vi è una forte necessità di creare punti di riferimento che permettano di consolidare quanto acquisito e condiviso e permettano di trasferirlo all’edificio consentendo di progettarlo in maniera dettagliata e realizzarlo, altresì, con estrema cura. Dobbiamo allora, con rinnovato senso etico, rivedere i nostri atteggiamenti di progettisti/direttori dei lavori, e dare grande spazio alla qualificazione effettiva del manufatto edilizio, sia in fase di progetto che in quella di esecuzione invertendo la tendenza attuale rivolta più alla compilazione di schede, accompagnate da calcoli giustificativi su base di dati dichiarati e scarsamente controllati, piuttosto che ad una concretizzazione di un’edilizia prestazionalmente qualificata. E’ necessario, allora, promuovere una formazione permanente dei professionisti che porti ad una specializzazione, e questo non perché lo dice una legge, ma perché la buona architettura lo pretende. Anche la committenza dovrà essere formata ad apprezzare e sentire la necessità di una edilizia qualificata e del servizio di un professionista qualificato abbandonando quell’atteggiamento consolidato che la porta a considerare che il professionista sia una tassa da pagare per ottenere il suo intento. Al contrario il professionista qualificato e preparato deve essere percepito come un beneficio per la collettività.

Anche la Pubblica Amministrazione deve fare la sua parte verso la qualificazione. Dobbiamo prendere atto che spesso essa è impreparata a recepire tutte le istanze che stanno dietro questi nuovi aspetti dell’edilizia legati alla sostenibilità. Bisogna fare in modo che tutte le iniziative che vengono prese a supporto di questi concetti siano viste e affrontate nel giusto verso che vede gli uffici disporsi a immediato supporto operativo ai tecnici che producono le istanze. Iniziative, ad esempio, come il “patto dei sindaci” per la riduzione dei consumi energetici, potrebbero essere la buona occasione per creare interazioni utili tra le amministrazioni e operatori locali scongiurando pericoli di caduta in un nuovo apparato senza prospettive.

Infatti, allo stato attuale, quei percorsi che dovrebbero portarci, nell’anno 2020, riduzioni sensibili di consumi di energia non rinnovabile e di emissione di CO2, devono ancora essere attivati, abbiamo leggi buone che non sempre possono essere applicate, riempiamo le carte e non sempre gli edifici riescono a fare per come abbiamo scritto, se non facciamo in modo che ciò avvenga.

Poi bisogna fare attenzione a soluzioni stereotipate che poco si sposano con l’ambiente e la cultura in cui viviamo. Il “cappotto”, per esempio, è stato presentato come la soluzione universale di tutti problemi di recupero energetico senza pensare alle nostre tradizioni costruttive che vedevano nei muri massicci la soluzione più adeguata. Dobbiamo creare, in definitiva, dei paradigmi per avere la visione coerente e concreta di quello che è un effettivo sviluppo. Dobbiamo provare tutti ad essere più onesti e attenti alle vere situazioni.

L’Ing. Massimo Guido ha posto il problema relativo al nuovo Decreto sviluppo, se gli Ordini saranno solo figura amministrativa chi si occuperà di formazione, del mantenimento della qualità. In che prospettive si muovono le istituzioni?

L’Arch. Olivieri ha precisato che alcune professioni vanno gestite da Ordini che devono garantire i cittadini, d’altra parte gli Ordini si auto sostengono e non sono un peso dello Stato, è necessario che ci sia interazione tra gli Ordini, sicuramente ci saranno dei garanti della formazione ed è necessario accompagnare i giovani alla professione con esperienze concrete. Valorizzare le giovani generazioni.

L’Assessore Sportelli del Comune di Santeramo ha ricordato che proprio presso il Palazzo Marchesale, sede della Tavola Rotonda, qualche anno fa si è svolto un laboratorio urbano con l’Arch. Herzog, si è guardato ad un possibile sviluppo sostenibile, proprio in questi giorni si sta rivalutando il piano del comune di Santeramo per rendere il territorio comunale più coerente con criteri di etica e sostenibilità. L’Assessore ha manifestato il desiderio di creare forme di partecipazione per sollecitare professionisti e cittadini a credere in una crescita possibile. La progettazione chiede un nuovo approccio proprio rispetto all’etica ed alla sostenibilità, gli oneri rispetto alle nuove costruzioni sono diminuiti del 50% , sicuramente non è questa la strada per il futuro. Dobbiamo constatare di essere in ritardo rispetto ad una sostenibilità possibile, non è un problema di costi, ma di cultura. C’è il desiderio di riprendere il lavoro iniziato con Herzog per un comparto sostenibile e sicuramente c’è il desiderio e l’auspicio di istituire su Santeramo un presidio rispetto all’innovazione ed alla sostenibilità.

Il Prof. Dell’Osso ha confermato che la strada da percorrere non è semplice e la scala urbanistica è ancora più complessa di quella edilizia. C’è bisogno di umiltà e soprattutto di studio perché le intuizioni divengano realtà. Santeramo non è in ritardo, l’Italia è in ritardo per cui Santeramo può diventare avanguardia, spesso le novità e gli stimoli sono partiti proprio dalle periferie.

La normativa spinge al riutilizzo, spesso i professionisti sono titubanti, c’è inerzia nell’attuare l’innovazione. Il problema è che molti tecnici non studiano più; per altro verso, mancano i meccanismi di un autentico controllo o sono inadeguati ai nuovi paradigmi: ad esempio, abbiamo ancora come elementi di valutazione del Pil i consumi legati all’utilizzo dell’energia fossile, in realtà la vera crescita dovrebbe identificarsi con la decrescita dei consumi energetici.

Il prof. Iannone ha introdotto il tema della Normativa perché questa ha un ruolo sempre più importante nell’attività professionale e può costituire un elemento centrale nelle attività di progettazione e di controllo della qualità del costruito.

Ha rilevato in particolare che:

- la normativa rispetto agli edifici in clima mediterraneo è carente, e gli ordini devono attivarsi perché al più presto siano individuati meccanismi di valutazione delle prestazioni di sostenibilità più adatti al contesto locale (non solo climatico) e tradotti nella legislazione regionale e comunale;

- rispetto a questi criteri dobbiamo essere disponibili a mettere in discussione i professionisti e le imprese rispetto a quello che hanno realizzato e vorrebbero realizzare in futuro, promuovendo meccanismi virtuosi di controllo della sostenibilità del costruito, eventualmente spingendosi fino al monitoraggio delle prestazioni per un certo numero di anni di esercizio. La sostenibilità “sulla carta” rischia di diventare un boomerang che crea sfiducia nel mercato e non premia il livello di qualità degli operatori coinvolti; le esperienze positive di altre realtà anche italiane dovrebbero darci fiducia sui risultati attesi da questo approccio.

Il settore della ricerca può dare un contributo in questa direzione.

L’Ing. Bacco ha confermato il desiderio di collaborare perché ogni aspetto del problema sia considerato nel giusto verso. Molte Regioni hanno dedicato risorse economiche per favorire studi di progetti tipo e hanno raggiunto risultati oggettivi e li applicano. Anche da noi serve un intervento immediato, bisogna cogliere l’urgenza degli interventi richiesti. E tutto deve essere fatto con estrema urgenza come si trattasse di malato grave. Probabilmente non siamo coscienti di quanto sia grave ed urgente un intervento di questo tipo, oppure ci sono interessi rispetto ai quali non si vuole agire.

L’Arch. Vito Angelillo di Gioia del Colle ha confermato che il problema è squisitamente culturale, il progettista deve guardare al progetto perché sia qualitativamente valido, la committenza deve cogliere il valore di quello che viene costruito. Il raccordo tra progettisti e maestranze deve essere improntato sulla conoscenza dei materiali e delle possibilità intrinseche all’utilizzo degli stessi. Solo così potremo fare una buona architettura.

Il prof. Dell’Osso ha concluso che ci sono notevoli interazioni possibili per cui tutti possono essere partecipi di questo cambiamento; ci ha sollecitati a ricordarci del ruolo dell’etica da rivalutare, del fenomeno dell’inerzia al cambiamento da combattere, della necessità dello studio permanente, della risorsa legata ad internet rispetto alla diffusione di informazioni anche tra i committenti che possono così porsi come interlocutori più attenti: tutte queste cose insieme potranno permettere un cambiamento per il quale i tempi sembrano essere maturi.

Rimane l’auspicio di creare interazioni positive partendo dalle periferie e non solo dalle aree metropolitane: molto spesso è proprio nella periferia che si fa la storia.